Durante le contese per il trono di Napoli tra i diversi rami della dinastia angioina Atella fu occupata dal capitano di ventura Anichino di Bongardo, che era alla mercé del figlio di Giovanni d’Angiò, Ludovico di Durazzo. Per questo motivo subì un duro assedio da parte di Niccolò Acciaioli, che difendeva invece gli interessi della regina Giovanna d’Angiò e finì espugnata. Così scrisse l’Acciaioli:
Anichino con la sua companea di predoni si ridusse intro una terra di messer Loysi que si clama Atella.
Eo fui davanti alla terra predetta la quale è forte assai e missi l’asseggio.
Poveri et mendici derelinquendo lo dicto messer Loysi, furono costrecti a umilmente uxire fore dello reame,
nello quale con tante superbe speranze erano entrati.
A seguito di un terremoto nel 1456 parte degli abitanti di Atella andarono a ripopolare il vicino casale di Rivo Nigro, cui si aggiunsero i primi albanesi provenienti da Scutari, caduta in mano ai turchi, sulle orme dei mercenari stradioti inviati a Ferdinando d’Aragona dal principe Georgio Skanderbeg.
Per questo il culto praticato nella chiesa di Rionero fu quello greco ortodosso fino alla bolla episcopale del 1627, emanata dal vescovo di Melfi Diodato Scaglia che impose il rito latino in tutta la diocesi, in attuazione delle disposizioni del Concilio di Trento.
Sotto i re aragonesi il feudo di Atella pervenne ai Caracciolo. Durante le guerre franco-spagnole, nel 1496 il duca Gilbert de Montpensier, in ritirata verso i porti pugliesi, occupò e saccheggiò Atella per difendersi dalle truppe spagnole inseguitrici, che con i veneziani in testa cinsero d’assedio la città distruggendo tutti i mulini lungo la fiumara e costringendo i francesi alla resa.
La presenza dei due eserciti contendenti si prolungò per altri trent’anni e vide la presenza tra Atella e Rionero di grandi condottieri come Louis d’Armagnac e Consalvo di Cordoba. Dopo l’eccidio di Melfi del 1528 e la cacciata dei traditori Caracciolo da parte di Carlo V d’Asburgo, il feudo di Atella passò più volte di mano fino a giungere nelle mani dei principi di Torella che ne prelevarono per secoli le rendite senza curarsi dello stato economico e sociale, devastato e indebolito dai frequenti terremoti ed epidemie.
Così non fu per Rivo Nigro, che grazie al permesso di disboscamento e coltivazione dei terreni boscosi concessa dai principi Torella ebbe un grande sviluppo passando dai 700 abitanti dopo il terremoto del 1694 ai circa 9.000 del 1750. Ripacandida pervenne invece, nel Cinquecento, ai Grimaldi principi di Monaco che parteciparono con un contingente della città alla battaglia di Lepanto.
In questo periodo, attirate da ragioni commerciali e imprenditoriali sopraggiunsero a Rionero varie e importanti famiglie borghesi tra cui i Granata di origine spagnola e i Fortunato, originari di Giffoni Valle Piana, i Giannattasio, i Catena e i Catenacci.