Nel Vulture sono stati individuati quasi centotrenta siti preistorici e raccolti oltre 12.000 manufatti in pietra. I sito coprono un arco temporale compreso tra l’Acheuleano antico (circa 650.000 anni fa) e il Mesolitico (circa 10.000 anni fa), passando per il Paleolitico superiore (circa 53.000 anni fa).
La presenza umana si riscontra soprattutto nelle zone prossime a corsi d’acqua e laghi: un habitat ideale per l’Homo Erectus, dedito alla caccia e alla raccolta.
In un’area di circa 50 m di diametro, nei pressi di Masseria Palladino a Filiano, sono stati rinvenuti circa cinquecento oggetti. Si tratta prevalentemente di choppers e bifacciali ottenuti da blocchi di quarzite di grosse dimensioni, ancora presenti sul terreno e di attrezzi più leggeri come raschiatoi, grattatoi, bulini, denticolati e punte in selce.
Nel sito di Notarchirico, presso Venosa, in prossimità di antiche zone umide sono emersi resti dell’elefante antico o Palaeoloxodon antiquus, del rinoceronte e del machairodus o tigre dai denti a sciabola, insieme al femore di una giovane donna.
Nel bacino di Atella, poco lontano dalle mura del cimitero, vissero altri cacciatori di questi elefanti, tra i più grandi mammiferi terrestri mai esistiti. La strategia di caccia consisteva nel costringere i pachidermi a impantanarsi nella melma di un grande lago, che da Lagopesole giungeva fino al Vulture, allora in piena attività. Nel sito si trovano tuttora le impronte degli elefanti che tentano di liberarsi dal fango, i denti e utensili in pietra e osso usati dai cacciatori per sezionarne la carne e un’intera zanna lunga oltre 2,60 metri.
Nel Mesolitico o primo periodo post-glaciale (circa 12.000 anni fa) il riscaldamento climatico accompagna la scomparsa dei grandi mammiferi allo sviluppo di piante da frutto, che fanno lentamente sostituire le antiche attività di caccia con quelle di raccolta, anche di piccoli animali come molluschi terrestri e acquatici.
Gli insediamenti da nomadi diventano più stanziali e caratterizzati da rifugi rupestri, come nella grotta Ranaldi al Tuppo dei Sassi di Filiano, decorata con bellissimi pittogrammi che rappresentano scene di caccia.