Durante i recenti lavori di ristrutturazione sono stati scoperti, sotto i modesti affreschi del secolo XIX che riproducevano vite di santi, pregiati affreschi neoclassici del Settecento, la cui composizione più significativa decora le pareti della Sala del Trono, collocata nell’angolo meridionale del palazzo.
Le raffigurazioni allegoriche sulle pareti minori sono ispirate al mito medievale della Psicomachia di Prudenzio e rappresentano la lotta delle Virtù cristiane contro i Vizi. Le prime sono raffigurate sotto forma di personificazioni femminili, che sottomettono vizi come l’idolatria, sconfitta dalla Fede, la lussuria che soccombe alla Castità, l’ira alla Pazienza e la superbia all’Umiltà.
Lungo le pareti maggiori è raffigurato invece il mito classico del ratto di Proserpina, anch’esso inserito nella dialettica allegorica tra virtù e tentazioni. Gli affreschi sono completati da finte lesene, trabeazioni e nicchie con capitelli sorretti da cariatidi e telamoni, secondo un gusto tardo barocco databile all’epoca del vescovo Spinelli, grande restauratore della Cattedrale e del Palazzo dopo il disastroso terremoto del 1694.
La sala ospita un trono ligneo dorato proveniente da un coro della chiesa di Santa Maria ad Nives, appartenente alla comunità albanese insediata in città nel Cinquecento.