La terza cappella sul lato destro ospita l’effigie della Madonna di Nazareth, una riproduzione non fedele di una preziosa icona bizantina donata dalla famiglia albanese Bocdam, venerata per secoli dai melfitani e purtroppo trafugata nel 1982.
L’immagine originaria si inquadra nel culto orientale della Vergine Odigitria o Theotokos. Secondo questo culto la riproduzione fedele di un’icona replica i poteri miracolosi dell’immagine originale. In questo caso, l’originale è un’icona conosciuta come Madonna di Costantinopoli e attribuita a San Luca, andata perduta durante la conquista della città da parte dei musulmani nel 1453.
La Vergine è raffigurata nell’atto di indicare con la mano destra il Bambino benedicente che tiene in braccio. Il culto della Madonna di Costantinopoli è molto diffuso in Italia meridionale a partire dalla fine del Cinquecento, alimentato soprattutto dalle comunità albanesi.
La famiglia Bocdam si era stabilita a Melfi dopo essere fuggita dai territori angioini oltre Adriatico, a causa della caduta di Costantinopoli in mano ai musulmani. Essa annoverava tra i suoi esponenti numerosi intellettuali, notai e religiosi. La quarta cappella, detta della Vestizione, è accessibile attraverso un antico arco scoperto agli inizi del ’900, un tempo decorato da capitelli raffiguranti angeli, impropriamente asportati durante i lavori di restauro.
Dalla cappella, tramite un piccolo passaggio, si accede al palazzo vescovile. La successiva cappella che apre sul transetto è detta della Vestizione. Oggi ospita un crocifisso del secolo scorso, che fino a pochi anni fa ornava l’altare maggiore.