Le sei sale rosse del museo, cui si accede attraverso un lungo corridoio, chiudono il percorso museale e sono dedicate ai rapporti tra il territorio del Vulture e Canusium, l’odierna Canosa, uno dei più importanti centri della Daunia, in prossimità della foce dell’Ofanto.
La città ha esercitato una forte influenza culturale sul Vulture in tutta l’età arcaica, fino a diventare notevolmente predominante alla fine del IV secolo a.C., sia per l’esportazione delle ceramiche che per le scelte architettoniche, sia urbane che sepolcrali.
Anche in epoca romana Canusium conserva un ruolo rilevante come foedera, affiancandosi alle nuove colonie di Luceria, Venusia, Paestum e alla preesistente Bantia. In particolare a Forentum (Lavello) si realizzano grandi tombe a camera scavate nella roccia, in sostituzione delle tradizionali tombe a pozzo, al fine di accogliere interi nuclei familiari. Le facciate richiamano architetture tombali presenti nella Grecia settentrionale, in Epiro e Macedonia). Le tombe, con architetture dipinte, si distribuiscono lungo la strada tra Lavello e Canosa.
I corredi funerari esposti nelle sale sono costituiti da ceramiche canosine come vasi policromi con aggiunta di elaborate applicazioni e ceramiche dorate e scialbate, che imitano prototipi preziosi in oro e argento. Le officifne di Canosa sono attive soprattutto nella seconda metà del IV secolo a.C. ed esportano anche ceramiche a figure rosse, eseguite sui modelli dei vasi greci da esperti e raffinati artisti, come i cosiddetti Pittore della Patera, Pittore di Baltimora e Pittore del Sakkos Bianco.
Tra i corredi più rilevanti quelli delle sepolture di un uomo e un bambino, della seconda metà IV secolo a.C., del tipo a grotticella preceduta da corridoio e chiusa da lastra di calcare. L’adulto è un guerriero italico sepolto con la sua armatura, della quale si conservano la lamina in bronzo del cinturone e un elmo di tipo italo-calcidese in bronzo. Il corredo ceramico era raggruppato per gruppi composti da oggetti analoghi per forma e decorazione, disposti simmetricamente intorno alle grandi phialai mesomphaloi, a costituire il servizio per il rituale funerario. Di particolare pregio anche il grande piatto da pesce a figure rosse.
Nel corredo del bambino sono presenti un kantharos e numerose statuette di animali in terracotta, alcune delle quali recano ancora le tracce della decorazione dipinta in rosa e nero. Si tratta dei giocattoli che, deposti nella sepoltura, si caricano di un forte valore simbolico: il gallo, sacro ad Apollo, Asclepio ed Hermes, è simbolo della luce nascente, mentre il porcellino si ricollega ai rituali in onore di Demetra e Persefone, dea dell’oltretomba.
Nelle ultime tre sale sono presenti i reperti ceramici più interessanti, tra cui il famoso Askos Catarinella e una descrizione del santuario di Gravetta, un luogo di culto scoperto all’inizio degli anni Novanta presso Lavello.