Lungo il percorso museale si attraversano gli appartamenti dei governatori Doria, che per quattro secoli hanno vissuto nel castello come amministratori dei principi genovesi, feudatari della città dal 1531 su disposizione dell’imperatore Carlo V d’Asburgo.
Le Sale Doria espongono oggi la Raccolta melfitana della pinacoteca Doria, composta da quindici tele con soggetti di caccia, alcune opere a soggetto sacro, alcune sculture e un grande telero raffigurante lo Stato di Melfi, cioè il territorio del feudo.
La collezione Doria, presente a palazzo fin dal XVII secolo, fu donata allo Stato insieme al castello nel 1952.
I quadri con soggetti di caccia sono attribuiti a Karl Ruther, un pittore tedesco di Danzica della fine del ’600 (1630?-1703), pittore di Danzica attivo a Roma nell’entourage del cardinale Benedetto Pamphili. Altri attribuiscono invece i dipinti alla precedente scuola fiamminga di Snjders, a cavallo tra ’500 e ’600.
Un primo gruppo di cinque dipinti raffigura tre scene di caccia al cinghiale, una caccia al cervo e una probabile caccia al cervo.
Un secondo gruppo si compone di due tele pendant con cani accucciati e quattro tele raffiguranti depositi di caccia: lepre e anatre, un airone divorato da avvoltoi, uccelli, arnesi da caccia e due cani con capriolo e uccelli. Lo stile di questo secondo gruppo è particolarmente vivace, contribuendo a rafforzare l’ambientazione naturalistica.
L’ultimo nucleo è formato da quattro dipinti che costituiscono due coppie di pendant, riconducibili a un unico artista e con la medesima composizione: lo sfondo in contrasto tra una quinta di alberi e uno squarcio di cielo, mentre in primo piano si evidenziano le prede con gli attrezzi di caccia, il cane accucciato. Il periodo cronologico è probabilmente più tardo, anche in relazione alla resa del paesaggio di sfondo, tipico di canoni stilistici dell’800.
La collezione si compone di tre sculture in marmo realizzate tra il XVI ed il XVIII secolo.