La principessa di Lavello

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Questa sala si affaccia sul cortile centrale, come la precedente dedicata al guerriero di Banzi. Fa parte di una costruzione posticcia successiva al primo nucleo normanno svevo del castello di Melfi, che occupa lo spazio compreso tra le due torrette dell’originario fortilizio quadrato.

Sia Banzi che Forentum sopravvivono all’arrivo dei Romani. Gli abitati si trasformano ospitando edifici rituali come templi augurali della tradizione romana, destinati a osservare il volo degli uccelli, o edifici civili delle magistrature sull’acropoli cittadina.

Degli inizi del IV secolo a.C. è la tomba della principessa daunia di Forentum, scoperta nel 1992. Si trattava di una sepoltura a pozzo coperta da lastroni di arenaria. Il corpo era rannicchiato e si riferiva a una persona di elevato rango, per i preziosi ornamenti personali: tre fibule e due fermatrecce d’oro, una collana d’oro con pendenti a forma di ghiande e grappoli d’uva, fibule d’argento, bronzo e ferro, due dischi in avorio e due pendenti in ambra a testa femminile e di cavallo.

E’ curiosa la presenza di una coppia di morsi per cavallo in bronzo e ferro, che evidenzia la posizione di potere della donna. Sono anche presenti corredi in bronzo di produzione etrusca, tra cui il calendario con un discoforo, bacili con orlo a treccia, vari utensili per i cibi, due ampie coppe di bronzo e argento, un boccale e un cucchiaino d’argento per il miele.

Interessante è anche il corredo ceramico, fatto di piccoli recipienti decorati a figure rosse, un cratere con scene dionisiache e un’oinochoe di scuola attica a forma di testa femminile.

Il percorso prosegue, dopo avere superato l’ambiente di servizio che ospita l’ascensore nella torretta frontale sinistra, nuovamente verso il salone centrale delle Scodelle, dove ci si avvicina alla tomba dei due cavalieri già intravista all’ingresso.