La rievocazione dello Spirito Santo

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La rievocazione dello Spirito Santo celebra il ritorno in città, nel giorno di Pentecoste, degli abitanti superstiti che erano fuggiti nei boschi del Vulture durante l’eccidio del marzo 1528 noto come Pasqua di Sangue.

La tradizione vuole che i fuggitivi avessero portato con sé nottetempo la statua della SS. Trinità e quella dell’Arcangelo Michele, collocandole provvisoriamente nella cripta rupestre dello Spirito Santo in mezzo ai boschi del vulcano. In realtà la chiesa di Santa Maria ad Nives, dove le due statue sono custodite è di epoca successiva, essendo stata realizzata dall’albanese Georgino Lapazaj non prima del 1570. Anche le statue, inoltre, sono più recenti.

La rievocazione riprende elementi degli antichi culti agrari, diffusi in Lucania da epoche antichissime e legate al ciclo delle stagioni e in particolare al raccolto dei cereali, nonché al solstizio d’estate che cade in media poche settimane dopo la Pentecoste.

Anche il culto dell’Arcangelo Michele, patrono del Vulture risale a epoca altomedievale, portato in occidente dai bizantini e fatto proprio dai Longobardi e dai Normanni, che vi identificavano antiche divinità pagane e guerriere del pantheon scandinavo, come Thor e Odino. L’Arcangelo custodisce in particolare le porte degli inferi, quindi le cavità sotterranee come le grotte o lo stesso cratere del vulcano. Notissima è la grotta sul Gargano, meta ambita dei pellegrinaggi medievali, ma anche la grotta sul Vulture, oggi inglobata nella bella abbazia sui laghi di Monticchio.

La rievocazione è comunque una tradizione molto antica, come testimonia il governatore Doria Orazio della Torre già nel 1674. Essa ha inizio il sabato che precede la Pentecoste, con la rievocazione della presa della città da parte delle truppe francesi del visconte di Lautrec, aiutate dalle temibili bande nere e dalle azioni di bombardamento messe in atto da Pedro Navarro.

La ricostruzione scenica avviene esattamente nei luoghi storici, in prossimità della porta Venosina dove fu aperta la breccia nelle mura, tuttora visibile. Nel corso della manifestazione si rievoca anche l’episodio eroico di Ronca Battista, in realtà accaduto alcuni metri più a monte, lungo l’asse viario che oggi porta il suo nome e conduce alla piazza Umberto I.

L’evento principale ha invece domenica inizio in piena notte, davanti alla chiesa di Santa Maria ad Nives dove alle tre del mattino la popolazione è chiamata a raccolta da banditori muniti di rudimentali trombette di terracotta e dalla parata della banda cittadina lungo le strade della città

Intorno alle quattro, dopo un breve periodo di raccoglimento e preghiera in chiesa, le statuette sacre di San Michele Arcangelo e della SS. Trinità si incamminano in processione verso il Monte Vulture, accompagnate dal vescovo, dal parroco e trasportate a spalla da alcune donne devote. L’avvio del corteo è annunciato all’uscita dalla chiesa dal suono delle campane e da una pioggia di petali di rosa.

Giunti alla cripta dello Spirito Santo sul Monte Vulture, le statue sono riposte per qualche ora in chiesa, lasciate alla devozione dei fedeli. Altri si accampano nei vicini boschi e consumano un pasto campestre, allietando la nottata con balli e canti.

All’alba il vescovo celebra la S. Messa sul piazzale davanti alla cripta, quindi incomincia la discesa in città, in una silenziosa processione abbellita dai rami verdi di castagno portati come trofei dai cittadini.

All’incirca alle ore nove del mattino, giunte in prossimità della stazione ferroviaria le donne sono ricevute dal corteo in costume, guidato dal capitano degli spagnoli liberatori. La statua di San Michele è collocata sulla sua base tradizionale e portata a spalle, mentre la statuetta dello Spirito Santo viene riposta sull’antica struttura a raggiera e collocata su un carro trainato da due grandi buoi. Il carro, molto antico, è addobbato con cespugli fioriti di ginestra gialla e rami verdi di castagno.

Il corteo si snoda quindi per le vie del centro storico, composto da vari figuranti in costume, trombonieri, sbandieratori e cavalieri, per concludersi all’ora di pranzo con il rientro delle immagini sacre nella chiesa di Santa Maria.

Nel pomeriggio della domenica si svolgono in città varie manifestazioni come le gare tra i cavalieri o le esibizioni degli sbandieratori, per concludersi al tramonto con l’assalto e la riconquista del castello da parte degli spagnoli.