La chiesa di Sant’Antonio e convento francescano

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Il primo convento francescano con annessa chiesa oggi dedicata a Sant’Antonio si trova all’interno delle mura, nella parte orientale della città dove un tempo sorgeva la chiesa di Sant’Antolino con l’omonima porta. I bastioni esterni del convento infatti chiudevano una cinta muraria intermedia, che per circa due secoli ha delimitato i confini urbani prima dell’ultima estensione della città murata dovuta ai Caracciolo nel ’400.

All’interno è conservata la sepoltura di Francesco Eustachio de’ Portinari, discendente da Folco Portinari, il padre della Beatrice di Dante. I fiorentini furono presenti a Melfi per ragioni commerciali, a seguito di Niccolò Acciaioli nominato principe della città in età angioina. Dopo che Roberto d’Angiò assunse la signoria di Firenze molti banchieri e mercanti fiorentini discesero infatti nel regno meridionale e, fra essi, anche Giovanni Boccaccio.

Nel testamento del Portinari, datato 1373 e conservato presso la Biblioteca Nazionale di Firenze, sono citati molti altri illustri fiorentini illustri che vissero stabilmente a Melfi: il notaio Di Lorenzo che redige l’atto, Gerio di Cinnamochi, Niccolò Soderini e i banchieri Antonio Del Bene e Jacopo Salvini.

La facciata della chiesa è caratterizzata da un rosone, mentre il campanile quadrato è in pietra lavica. Sul fianco destro si apre l’ingresso del convento con il chiostro.