Sul lato sud o posteriore sono presenti ulteriori pietre di spoglio romane, tra cui un bassorilievo ad archetti e una parte di lapide funeraria attribuibile, secondo il Todisco, a un primo centurione – il primipilo – appartenente alla Gens Horatia. E’ possibile che si tratti della stessa famiglia gentilizia del poeta Quinto Orazio Flacco, originario di Venosa. L’iscrizione contiene la dedica alla moglie e alla madre defunte del centurione:
HOR. PRI. PI…
…ILAE UXOR…
…ATRI
Horatius Primi Pilus
….ilae uxori
(p? m?) atri
Orazio il Primipilo (centurione)
a ….illa, moglie
e a …., (m? p?) adre
In alto è visibile anche il segno della cappella di Nazareth, una costruzione posticcia di epoca barocca abbattuta dopo il terremoto del 1930 insieme alle altre cappelle gentilizie accessibili dalla navata sinistra della Cattedrale.
Di spoglio sono anche le colonne delle bifore superiori, di fogge diverse, alcune dotate di base, altre lisce, altre ancora scanalate e con capitelli compositi. L’imperatore Federico II, in lotta contro il papa, fece ornare la sommità della torre di merli affinché essa non paresse più un edificio religioso bensì un baluardo militare, simbolo del potere laico, ma i merli crollarono nel terremoto del 1851.
La cuspide su tamburo ottagonale era anticamente rivestita di maioliche verdi, inserite in epoca rinascimentale insieme a quattro padelle colorate di gusto amalfitano incastonate nelle lunette delle bifore al primo piano, di cui sono ancora visibili gli antichi alloggiamenti, poi in parte rappezzati. Quello più evidente si trova sul lato sud, verso la cattedrale ed è ben visibile dalla piazzetta attigua al museo civico di palazzo Donadoni.