Gli altri palazzi gentilizi

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La famiglia Tisbi era attiva a Melfi già al momento dell’insediamento dei Doria, nel 1532, anno in cui Francesco Tisbi fu sindaco della città. Jacopo Tisbi fu in seguito fiduciario dei governatori Doria e della collettività cittadina in missioni diplomatiche presso la corte napoletana. La famiglia contribuì alla rifondazione del monastero di San Bartolomeo, nella parte orientale della città. Il palazzo gentilizio si trova su via Normanni.

I Mandina erano originari del salernitano e furono presenti a Melfi fin dal secolo XV. Erano proprietari in particolare degli orti entro le mura, cioè l’ampia zona compresa tra il nuovo quartiere albanese di Chiuchiari – la cosiddetta Terra Nova - e le mura orientali che si chiudevano con la porta di Sant’Antolino. La zona oggi è occupata dalle casette asismiche e da costruzioni del XX secolo, conosciute come le case nuove.

Cola Francesco Mandina fu sindaco della città tra il 1540 e il 1580 e ricevette incarichi dai Doria per la riscossione di vari diritti feudali, come la fidapascolo di Palorotondo. Quando furono sostituiti dai nuovi arrivati bergamaschi nei favori dei Doria, si schierarono dalla parte del vescovo opponendosi al potere feudale.

Il palazzo gentilizio, oggi della famiglia Araneo, si trova all’interno del quadrilatero della Terra Nova detto anche Chiuchiari, già rione degli albanesi e affaccia sul corso Garibaldi. Per circa un secolo è stato sede del tribunale e della corte d’appello di Melfi.

I Gallo erano presenti a Melfi tra il XV e il XIX secolo e videro tra i loro esponenti vari sindaci e fiduciari dei governatori Doria. I Mele furono invece ufficiali regi fin dal XV secolo. Pietro Mele fu sindaco, proprietario terriero e promotore di varie operazioni finanziarie sul debito della collettività. Giulio e Geronimo Mele furono direttamente governatori della città tra il 1610 e 1644.

Tra gli ultimi notabili a insediarsi a Melfi, ormai in epoca borbonica furono gli Aquilecchia che ottennero anche il titolo di barone. Il palazzo di famiglia si trova lungo la Rua Grande, oggi via Vittorio Emanuele II. Durante i moti del brigantaggio post unitario nel 1861 ospitò per alcuni giorni le bande di Carmine Crocco, protetto dall’atteggiamento filo borbonico del barone Aquilecchia. Durante la seconda guerra mondiale una bomba lanciata durante un bombardamento del settembre 1943 cadde in strada nei pressi dell’ingresso del palazzo, danneggiando le murature esterne e provocando fori ancora oggi ben visibili.

Tra gli altri edifici degni di nota, un discorso a parte va fatto per una modesta abitazione su via Normanni, di nessun pregio monumentale e tuttavia degna di interesse per essere stata la casa natale dell’illustre statista melfitano Francesco Saverio Nitti.

Infine, esempio unico di architettura Liberty o Art Nouveau in Basilicata, va segnalato il Palazzo Pastore, edificato nel 1909, che con la sua torretta panoramica è ormai elemento caratteristico della skyline cittadina.

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