Con la conquista di Costantinopoli da parte dei Turchi nel 1453, molti cristiani dei balcani, già sudditi degli angioini, si spostarono in Italia meridionale. Una vivace comunità albanese si insediò anche a Melfi e ad essa fu assegnata una porzione di orti non ancora edificati compresa tra il palazzo vescovile e il convento di San Francesco, chiamata la Terra Nova.
Era un quadrilatero abbastanza regolare, ancora oggi racchiuso tra le vie Remo Righetti, Garibaldi, re Ruggero e Sant’Antolino. Quest’ultima via prendeva il nome dall’omonima chiesa e si chiudeva con la porta orientale sulla nuova estensione perimetrale delle mura, all’incrocio tra via re Ruggero e via Sant’Antolino.
Il quartiere prese il nome di Chiucchiari, dal nome di uno dei personaggi più eminenti della comunità epirota, di nome Kiukkieri. Ancora oggi uno dei vicoli principali di questo rione si chiama vico Albanese. Nei secoli successivi, con la cacciata degli albanesi che si trasferirono nella vicina Barile, il quartiere fu abitato da una ricca borghesia mercantile di origine bergamasca, le cui famiglie più rappresentative furono i Donadoni e i Grigis.
L’antica chiesa del quartiere perse così il nome di Sant’Antolino e assunse quello di Santa Maria de’ Lombardi o Santa Maria La Nova. Di essa si conserva ancora il bel portale in pietra vulcanica e, all’interno, gli archi a sesto acuto dell’unica navata, per molti anni destinata a cinema e in attesa di restauro. Nei pressi della chiesa si trova anche la storica farmacia Carlucci.
Il tratto più orientale della cinta muraria, probabilmente già edificato in epoca federiciana, fu ulteriormente ampliato in questo periodo dai principi Caracciolo e potenziata per renderla resistente alle nuove armi d’offesa da fuoco, come le bombarde e le mine.