Il salone d’ingresso al secondo piano del museo è detto delle scodelle per le cupolette sul pavimento, che corrispondono al grande salone inferiore. La sala è suddivisa in due parti con un suggestivo allestimento. Nella prima parte si trovano i reperti della cosiddetta tomba degli sposi di Ruvo del Monte. La seconda parte, già visibile ma cui si accede più avanti durante il percorso, ospita la tomba dei due cavalieri di Forentum.
A Ruvo del Monte nel V secolo a.C. un gruppo familiare emerge sulla comunità, imponendo una gerarchia sociale. Gli esponenti di questa élite si distinguono per i loro sepolcri monumentali, ricchi di preziosi corredi composti da pezzi di pregio importati dalle colonie greche e dalle città etrusche.
Di particolare importanza è la cosiddetta tomba degli sposi, composta da un’unica grande struttura di circa 12 metri quadrati, che contiene due distinte deposizioni, una maschile e una femminile.
La tomba era probabilmente ricoperta da un unico grande tumulo di scheggioni di pietra, una sorta di monumentale segnacolo.
Purtroppo una parte dei corredi è stata depredata durante l’invasione del popolo dei Lucani, nel IV secolo a.C., che hanno sovrapposto il loro villaggio all’antica necropoli. Si sono però conservati un bellissimo candelabro etrusco e un cratere di stile greco a figure rosse.
In entrambi i reperti si rappresenta il mito di Eos, dea dell’aurora che rapisce il giovane Kephalos per condurlo nel cielo stellato, ulteriore testimonianza dell’influenza sulle popolazioni del Vulture della scuola pitagorica di Metaponto.
Completano i corredi vari altri reperti, che compongono il vasellame del simposio rituale: l’olla acroma, coppette, brocche, oinochoai, kilikes. Sono presenti anche coppe, brocche di bronzo e piatti su piede.
Il percorso prosegue dall’accesso frontale, nella torretta destra, dedicata a un cavaliere di Banzi.